“Fasciami la libertà di amare”
Sono io, sono qua,
la vecchia Io, dove sta?
Sono donna e or anche mamma
non pensavo fosse un dramma…
“cresce poco, sempre in braccio,
questo piccolo è un furbaccio,
bello cicciotto sto torello
ma non prende il ciuccio bello?
E la casa? Un disastro!
Posa il bimbo in quell’incastro!
Piange e urla? Che ci vuoi fare!?
E’ così che devi fare!”
Piango io, piange lui..
vedo sol pensieri bui..
Piange lui, piango io..
che devo fare bimbo mio?!
Mammina mia, ma non vedi?
Sai già tutto, non ci credi?
Ascolta il cuore
fai il favore,
e fai tutto con amore!
Son piccino, di te ho bisogno,
lascia star quel brutto sogno,
do’ da fare, già lo so,
tienimi con te ancora un po’..
è il tuo calore a darmi pace
sentirmi al sicuro è ciò che mi piace!
Bimbo mio, sai che c’è?!
Il mio cuor dà retta a te!
Le cose da fare sono tante
e il mio umor è altalenante..
ma or le maniche tiro su,
ed il mio umor ancor di più!
C’è un abbraccio un po’ speciale,
che con stoffa si può fare..
babywearing porta il nome!
Si può far? Sì! Eccome!!
Cinque metri di passione,
a saldar quest’attrazione,
ecco qua che sul mio cuor,
ti tengo ancora con amor.
Testa ne ho una, braccia ne ho due..
eccomi pronta alle necessità tue!
Tue e mie perchè già sai
donna e anche mamma sono ormai!
E con orgoglio e dedizione
riprendo in man la situazione,
mi cur di te addosso a me
ma sei anche tu a curare me!
E così in questo abbraccio,
anche con te, io tutto faccio!
Un bacio in fronte e due carezze
a scacciar le debolezze,
il tuo profumo a inebriarmi,
mentre faccende sono a farmi.
Da far spesa ora c’è?
Posso farla anche con te!
Tante scale ci son da fare?
L’ovetto non più mi può dannare!
Mamma mia… ho da studiare?
Con te al petto potrò imparare!
Tuo fratello vuole me?
Possiam interagire tutti e tre!
Papà geloso è diventato?
Insieme a te verrà amato!
Week end fuori, a Ferrara?
Uscir n’è più una cosa amara!
Piove pure.. ma dove vo?
Fascia, giacca e ombrello è quel che ho!
Uscir la sera in famiglia?
Nanna in fascia.. che meraviglia!
Ho un negozio da gestire?
Bimba in saccoccia d’amor gioire!
Cosa c’è? Non ti vuol tornare?
Fasciami la libertà d’amare…
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Si aspetta un figlio.. aspettiamo i fatidici 9 mesi con mille immaginazioni.. arriva il giorno del parto e.. puff! Si diventa mamme.. ci si accorge che l’immaginazione avuta in quei 9 mesi non corrisponde propriamente sempre alla realtà.. e tante persone, mi piace pensare non volendo, ti fan pesare il fatto che oltre ad essere mamma, devi essere donna, la donna di prima, che faceva le faccende in casa, che lavorava, che magari studiava, che faceva la spesa e così via… ma quel piccolo porta via tante energie e l’istinto materno ci dice di assecondarlo, quell’istinto che da millenni ci ha permesso di non estinguerci ed essere ancora qui.. allora mi domando, perchè?
Perchè oggi, per la società, essere donna e mamma devono essere considerate cose separate?
“ok, hai dato da mangiare al piccolo, ora mettilo giù e fai come prima” Eh no, per una mamma il proprio figlio non è solo un Tamagotchi, che gli dai da mangiare, ci giochi un pochino per alzare i punti della “felicità”, e via a fare la “donna” di prima per tornare dal piccolo solo quando i punti di fame e felicità si abbassano… Per una mamma, il proprio figlio, è parte di se’, è quel pezzetto del suo cuore che è uscito durante il parto, ed è proprio il cuore a dirle di assecondarlo, di tenerlo in braccio e consolarlo quando ha bisogno! E allora che si fa? Si deve dar retta a “cuore di mamma” e rinunciare ad essere ancora Donne???
No, nemmeno questo… Si può essere benissimo donne e madri, madri e donne allo stesso tempo!
E c’è una parola che indica una “soluzione”per poterlo essere LIBERAMENTE, questa parola è BABYWEARING.
Questa poesia esprime tutta l’essenza del babywearing raccontata da una consulente ma soprattutto mamma.
E’ chiaro che il babywearing non vuole essere la soluzione a tutto, ma in alcuni casi e per alcune persone, è un valido strumento di supporto e di conoscenza di sè stessi e della diadee madre-figlio.
Per Marzia questo è il babywearing. <3
Liberamente tratto dalla tesina di Marzia Cervetti.