Il Contatto come bisogno primario. Bonding e attaccamento

Il termine babywearing è stato utilizzato per la prima volta negli anni ‘70 da William Sears, nell’ambito delle sue pubblicazioni in merito a una corrente di pensiero sul maternage e sui bisogni dei bambini chiamata “ Attachment parenting”.

I bambini infatti hanno buone ragioni per richiedere il contatto fisico costante e prolungato con i loro genitori: la prossimità e la vicinanza li aiuta a regolare la loro organizzazione  fisiologica e psicologica sul corpo dell’adulto. In accordo con quanto sostenuto da Bowlby (1969) portare con sé i propri piccoli avrebbe garantito un vantaggio evolutivo: li avrebbe tenuti infatti lontano dai predatori  e dagli altri uomini di altre tribù. E’ dunque un bisogno biologico ed evolutivo.

Portare sempre con sé i propri figli non è più la consuetudine che permette di svolgere le proprie attività e di partecipare alla vita collettiva. Oggi i neonati passano infatti la maggior parte del tempo in contenitori, si abituano al distacco precoce.

E’ più di mezzo secolo che Bowlby, Harlow e moltissimi ricercatori e psicologi portano avanti i loro studi sull’importanza fondamentale del contatto,  come esigenza primaria dell’essere umano. Contatto che gioca un ruolo importante nella costruzione del legame di attaccamento consentendo a madre e figlio di sintonizzarsi, di essere pronti a dare e  ricevere e ad interagire alla distanza migliore: vicini.

A partire da epoche remote fino ai giorni nostri portare risulta una modalità di trasporto e di cura che fa parte della vita quotidiana di numerose culture e società ad eccezion fatta per la cultura Europea e Americana odierna. La diffusione di questa pratica deriva sicuramente da un’esigenza pratica: quella di muoversi con le mani libere per poter cacciare, coltivare i campi o muoversi trasportando derrate o oggetti per il commercio tenendo i bambini in sicurezza.
Si potrebbe addirittura dire che i porta bebè siano stati i primi “utensili “: le madri li hanno utilizzati per millenni per trasportare i propri piccoli ancor prima che vi fossero i vestiti.


La Teoria dell’Attaccamento sviluppata da Bowlby (1969) propose una visione del legame primario tra madre e bambino che si sviluppava secondo una direzione biologica, relazionale ed evolutiva.

Il portare permette una migliore sensibilità della madre ai bisogni del bambino e soprattutto precoce, precisa e adattata, tarata sul bambino.

Infatti lo scopo della pratica del baby carrying è proprio quella di assicurare lo stretto contatto madre bambino reso necessario nel corso del nostro sviluppo come esseri umani dall’ impossibilità del piccolo di seguire autonomamente la madre nei primi anni di vita.

La perdita del pelo e il passaggio alla posizione eretta hanno creato l‘esigenza di sostenere il piccolo con dei supporti non potendosi più aggrappare alla pelliccia della madre.

Il bambino con attaccamento “sicuro”, ha sviluppato sufficiente fiducia sulla  disponibilità e presenza della madre: perciò sarà in grado di  esplorare l’ambiente più serenamente rispetto ad un bambino che al contrario, in base alla sua esperienza di relazione con il genitore, non abbia sufficiente rappresentazione della disponibilità materna creando così un minore capacità e volontà di esplorazione.

Bonding prenatale

Il processo di attaccamento di solito comincia in utero quando la madre comincia a provare dei sentimenti e a immaginare il bambino che dovrà nascere. Per alcune madri invece l’attaccamento e la formazione del legame può cominciare dopo la nascita del proprio bambino e può richiedere diverso tempo, aiutata dalle cure e dall’interazione quotidiana con il bambino.

La vicinanza fisica e il contatto pelle a pelle sono  essenziali alla nascita : un momento dove naturalmente grazie a una complessa cascata ormonale e alla massiccia produzione di ossitocina la madre è più propensa a instaurare un forte legame con il proprio neonato .

Il contatto e la pelle dopo la nascita

Il comportamento e le iniziative dei mammiferi sono tesi a mantenere il contatto con la madre e quando questa ricerca è frustrata si manifestano dei comportamenti particolari: i piccoli si dondolano, si abbracciano le ginocchia, si succhiano le dita ricreando la stimolazione passiva a cui erano stati esposti nell’utero.

La stimolazione tattile dovrebbe cominciare con la nascita, mettendo il piccolo appena possibile nelle braccia della madre o del padre.

Durante tutta la gravidanza un bambino è fisicamente e mentalmente portato; i portata bebè fisiologici sono un modo di portare fisicamente un bambino, gli consentono di sentirsi supportato e avvolto e forniscono una grande quantità di stimolazione tattile ricreando le condizione di stimolazione presenti nell’utero materno: dondolio, sensazioni tattili e intensa comunicazione.

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