Storia del babywearing. Dalla preistoria ad oggi – parte 2

Nell’articolo precedente abbiamo raccontato la nascita del babywearing nelle diverse culture del mondo.

 Che tipo di supporti erano utilizzati in Europa nel medioevo e all’inizio dell’epoca moderna?

L’Europa ha una varietà di geografie e climi: dal sole caldo del Mediterraneo, ai deserti spagnoli, ai ghiacciai alpini, alle antiche foreste della Germania, alla tundra finlandese, fino alle paludi dell’Inghilterra orientale. E se condizioni diverse richiedono diversi supporti, l’Europa non fa eccezione.
Nei paesi nordici, troviamo supporti estremamente complessi, i Komse. Altrove, ecco supporti dall’estrema semplicità: fasce legate sulla spalla a formare un’amaca.

Molte delle differenti modalità di portare i bambini nel medioevo derivano dalla pratica dello swaddling, con l’impossibilità per i bambini di separare le gambe o piegare le ginocchi. Ed ecco che la maggioranza delle pitture medievali mostra bambini portati con le gambe insieme e dritte – anche quando, per licenza artistica, il bambino è mostrato nudo. L’iconografia religiosa è intrisa di immagini di Gesù bambino trasportato in fasce, e una delle immagini più note è quella della Fuga dall’Egitto.

Dall’area fiamminga la prima testimonianza è quella del Voeux Dupaon, ca 1350.

Libro dei Salmi, Westminster, San Cristoforo, dettaglio. 1250 ca

Libro dei Salmi, Westminster, San Cristoforo, dettaglio. 1250 ca

Giotto di Bondone (c.1266-1337), Cappella degli Scrovegni, affresco, 1305.

Giotto di Bondone (c.1266-1337), Cappella degli Scrovegni, affresco, 1305.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel manoscritto del Romanzo d’Alessandro, Jehan de Grise of Flanders dipinge addirittura un tandem.

Oxford, Bodleian Library MS Bodley 264.

Spesso i mendicanti, nell’arte europea, sono ritratti con portabebè.

Rembrandt, 1603

Rembrandt, 1603

In questo dipinto del 1869 di Knud Bergslien, il portabebé è una vera e propria salvezza per l’intero regno: lo sciatore ritratto sta portando in salvo il principe Haakon, 1206.

Knud Bergslien

Knud Bergslien 1869

Con l’ avvento dell’ era industriale, la tradizione del portare si è andata mano mano perdendo e dimenticata o forse meglio “rigettata”.

Un punto importante per la società europea fu la comparsa dei primi passeggini, che si diffusero tra le classi agiate d’Inghilterra e del continente assai velocemente.
Fu la regina Vittoria a dare al passeggino uno status di rispettabilità. (Londra, 24 maggio 1819 – Isola di Wight, 22 gennaio 1901)
E così il portare iniziò a venir mano mano meno praticato e lasciato sullo sfondo, ma basti pensare che anche attualmente in alcune nazioni in via di sviluppo, carrozzina e passeggino sono anche diventati uno status symbol, sebbene i terreni e le strade accidentate spesso li rendano difficili da utilizzare, oltre ad essere più costosi delle fasce portabebè.

In concomitanza, l’Occidente è andato enfatizzando l’indipendenza del bambino in età precoce, e anche questo ha portato molti genitori a credere che portare un bambino possa renderlo appiccicoso e dipendente, mentre nei fatti esiste l’evidenza che un bambino con un attaccamento sicuro diventerà un adulto più sicuro di sé e indipendente.

Ma negli ultimi decenni, qualcosa è cambiato.

Il primo supporto strutturato moderno è stato creato nel 1969 da Ann Moore – uno “snugi”, simile a un podaegi – dopo aver visto madri africani che portavano i loro bimbi sulla schiena, quando lavorava come volontaria nei corpi di pace in Togo.
La prima marca tedesca di fasce, la Didymos, è nata negli anni Settanta, dopo che la sua fondatrice ricevette un rebozo messicano.
La fascia ad anelli è stata inventata nei primi anni Ottanta alle Hawaii da un uomo per sua moglie. Uomo che poi vendette la sua idea al Dr William Sears, inventore del termine ‘attachment parenting’ e la cui moglie, Martha, è colei che ha coniato il termine ‘babywearing’.
Le storie di molti produttori di fasce e supporti sono simili. Molti hanno visto, in un viaggio attorno al mondo, una madre portare il proprio piccolo, hanno realizzato quanto fosse una soluzione pratica, e hanno iniziato a produrre i loro supporti, spesso portandoli nei propri paresi d’origine.
Dagli anni Ottanta il numero di tipologie di fasce e supporti è cresciuto enormemente, e altrettanto il numero di marche e aziende.
Un ritorno tardivo, ma che entra e rientra in una storia lunga, anzi lunghissima, fatta di evoluzione e necessità, di istinto e protezione, di società e cultura.
Sicuramente non priva di contraddizioni, ma non per questo meno preziosa e universale.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
http://www.gentleparenting.co.uk/kc/the-history-of-babywearing/
https://fidella.org/en/history-of-babywearing
http://www.bynature.ca/baby-slings-history.html
http://hybridrastamama.com/a-brief-history-of-babywearing/
http://www.marionrose.net/the-cultural-history-of-carrying-babies/
http://wearingyourbaby.co.nz/history/
http://ecobabyandhome.com/blogs/getyourfeetwet/9511959-the-history-of-babywearing
https://www.didymos.com/en/magazine/carrying-a-baby/babywearing-inhistory/
http://9davids.blogspot.it/2011/02/babywearing-through-ages.html
http://www.slingbabies.co.nz/Site/History_2.ashx
https://iowacitybabywearers.com/2015/03/27/babywearing-in-medieval-and-early-modern-europe/

copyright by Babywearing Italia® – riproduzione riservata

Tratto dalla tesi della consulente BwI Manuela Di Paola

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